Giambologna a Firenze e il Ratto delle Sabine - Analisi d'opera

A spasso per Firenze alla scoperta del Giambologna

loggia dei lanzi

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Jean de Boulogne, simpaticamente ribattezzato dai fiorentini Giambologna, è considerato nella storia dell’arte uno tra i più grandi scultori manieristi.

Nelle sue opere è chiara la propensione al forte dinamismo, per il quale si ispira fortemente a Michelangelo.

Questo grande scultore riesce non solo a emulare la scultura michelangiolesca ma addirittura a superarla.

La spiccata originalità delle sue opere realizzate in marmo e in bronzo di piccole e grandi dimensioni riesce a conquistare il gusto dei committenti e dei visitatori contemporanei.

Giambologna nasce a Douai, nelle Fiandre, nel 1529.

Contagiato dall’amore per la classicità e soprattutto grande ammiratore dell’arte di Michelangelo, si trasferisce a Roma dove rimarrà solo per un paio d’anni.

Spostatosi dall’Urbe, arriva a Firenze a metà del 1500.

Nella città toscana viene calorosamente accolto nella casa di Bernardo Vecchietti, uomo colto e grande collezionista, con il quale instaurò un grande rapporto di amicizia. Proprio a favore di questo legame, il Vecchietti introdurrà il Giambologna alla corte medicea, presentandogli il futuro granduca Francesco I.

Il nostro breve tour sarà composto da tre tappe, durante le quali analizzeremo lo stile e le vicende legate a questo incredibile artista.

Il Ratto delle Sabine

Per la nostra prima sosta vi porto in Piazza della Signoria, per l’esattezza sotto la Loggia dei Lanzi.

Ecco che al riparo di questa caratteristica architettura fiorentina è conservata una tra le opere che meglio incarna il concetto di dinamicità a cui vi accennavo poco fa: Il Ratto delle Sabine.

In questo capolavoro Giambologna mostra una tecnicità senza eguali!

L’opera scultorea è composta da tre figure, i cui corpi seguono un’andatura spiraliforme. Un giovane uomo tiene in alto una ragazza, mentre un uomo più vecchio, incastrato tra le sue gambe, cerca di ostacolarlo.

L’artista spinge moltissimo sull’emotività della scena, rendendo tangibili la forza e la disperazione.

Il gruppo scultoreo è conosciuto anche con un altro titolo, Le tre età dell’uomo, giustificato proprio dalla fanciullezza della donna, la maturità dell’uomo al centro e l’età più avanzata dell’uomo in basso.

Una cosa è certa, quando Giambologna ha scolpito questa opera probabilmente non aveva in mente nessuno di questi due nomi.

L’opera infatti è un sublime esercizio di stile e tecnica, che all’origine non aveva l’intento di raccontare nessuna storia precisa.

Giambologna crea la prima statua fruibile da più punti di vista, e il suo operato risulta ancora più incredibile se pensiamo che l’intera opera è ricavata da un unico blocco di marmo.

La Sala del Colosso alla Galleria dell’Accademia ospita il modello originale dell’opera, realizzato in “terra cruda” dal quale poi venne realizzato il gruppo definitivo in marmo.

Nonostante le grandi doti tecniche, l’ascesa del Giamabologna fu piuttosto lenta.

Ma dopo un iniziale periodo di committenze condivise con i grandi artisti della corte medicea, Giambologna trovò il suo posto nel panorama artistico.

E a giusto merito!

 

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